“Uno più uno fa… uno!”. Negli occhi dei bambini e dei ragazzi un mix di stupore e ironia, poi il silenzio e l’attesa di una spiegazione. “Italia + Brasile = una cosa sola”. I volti perplessi, allora, si scioglievano in sorrisi di assenso. Nelle scuole di Paracatù e Sobradinho, nei centri sociali di Villa Madeiros e Villa Sabrina. E ancora nelle comunità di base di Itaituba e nel villaggio indigeno di Dajekapap, immerso nella foresta amazzonica. Con sfumature diverse, quella strana matematica ha ottenuto lo stesso risultato: rappresentare in modo immediato quello che era il frutto di un viaggio di gemellaggio missionario che sognavamo da alcuni anni. Dopo diverse esperienze in Tanzania, che ormai, per tanti di noi, è una seconda casa, la scelta del Brasile, per conoscere da vicino questa splendida realtà della nostra Famiglia religiosa. “Va’ figlia dei miei sogni giovanili, e non dimenticare i poveri”: le parole di madre Crocifissa hanno mosso i nostri passi lungo la strada di un grande sogno che ci ha portati dall’altra parte del mondo.
Un viaggio al quale hanno preso parte, insieme a suor Monica, i rappresentanti dei Segretariati che, formati da suore e laici, animano la nostra Provincia: Missione, Scuola, Case famiglia e Comunità alloggio, Comunicazione. La partenza ai primi di agosto, direzione San Paolo. L’itinerario è stato denso di emozioni, incontri, preghiera e… fraternità! È stato preparato con grande cura e gioia da suor Ronilse e dalle altre sorelle del Brasile che ringraziamo dal profondo del cuore: non ospiti, ma fratelli e sorelle accolti in casa, accompagnati nella scoperta delle splendide realtà che la nostra Famiglia religiosa cura in terra brasiliana. Prima tappa la Comunità ‘Flos Carmeli‘, a pochi chilometri da San Paolo: il tempo per riprendersi dal viaggio e poi giù, a Villa Medeiros e Villa Sabrina, accolti dalla gioia e dell’entusiasmo dei bambini e delle comunità. Tra le sue mille incantevoli orchidee, suor Bernadete ci ha regalato il suo fiore più bello: il racconto della sua vita, la sua vocazione e la scelta missionaria, che non si ferma mai nonostante l’età, come ci ha ribadito: “… ancora oggi, sono molto felice”. “I bambini che faticano di più nello studio li prende suor Bernadete, lei riesce a conquistarli con il suo sorriso”, ci ha spiegato una consorella, mentre suor Bernadete si assicurava che le caramelle che avevamo portato le avessero tutti i bambini. “Ne mancano due, a lui e a lui…”. Una testimonianza senza troppe parole di cosa sia il prendersi cura, con semplicità e gioia. Lasciata San Paolo, siamo andati verso Brasilia, per l’incontro con le comunità e le scuole di Sobradinho e Paracatù: un’accoglienza incredibile, un “sapore” di casa, accolti da bambini, giovani, laici e suore che coltivano il carisma dei nostri fondatori. Padre Lorenzo e Madre Crocifissa vivi più che mai, resi vivi nelle parole e nelle azioni quotidiane.
Il nostro viaggio è proseguito sempre più a nord: destinazione Amazzonia. In piena notte l’arrivo a Santarem: il sorriso e la gioia di averci con loro stampati sul volto di padre Carlos e Junior, seminarista al propedeutico, hanno mitigato la vampata di calore amazzonica! Per una settimana, a Itaituba e dintorni, insieme alle suore e a tanti altri laici, ci hanno accompagnati in un itinerario missionario in cui abbiamo gustato la bellezza di essere Chiesa che cammina sulle strade degli uomini, condivide le gioie e le sofferenze della gente, con lo sguardo fisso su Gesù, morto e risorto per amore. L’incontro con le comunità di base, la giornata di missione tra le famiglie della comunità di Nossa Senhora do Carmo, dove il vescovo, don Wilmar, ci ha consegnato il mandato missionario, l’incontro con i bambini, i giovani e le famiglie della parrocchia: tutte occasioni di comunione e di riscoperta di ciò che davvero conta nella vita di fede: la preghiera, l’abbandono a Dio, l’amore fraterno. Lontani dalle infrastrutture con le quali, dove viviamo, abbiamo spesso imbrigliato la Parola fatta carne, quella “carne di Cristo” che – ci ricorda Papa Francesco – sono i poveri e gli umili.
Il Signore ci ha concesso anche una giornata che mai dimenticheremo: due ore e mezzo di auto su strada sterrata, altrettante su una piccola barchetta per solcare l’immenso Tapajos per incontrare la comunità indigena di Dajekapap: da tre anni un sacerdote non era riuscito a raggiungere quella terra incantevole e accogliente. La santa messa celebrata in una capanna dalle pareti con una vista mozzafiato ci ha riportato alla mente la semplicità e la forza dell’incontro di Gesù sulle sponde del lago di Tiberiade: tra una gallina che s’infilava sotto l’improvvisato altare e le donne che allattavano i bimbi al loro seno, quell’eucarestia ci ha fatto sperimentare quant’è bello essere fratelli e sorelle chiamati da un unico Padre. Tre bambini hanno anche ricevuto il santo battesimo, con una madrina d’eccezione: suor Monica!
Cosa ci portiamo da questo viaggio? Proviamo a riassumerlo così: comunità, carisma in azione, abbracci, ruolo attivo dei laici corresponsabili dell’unica missione: testimoniare a tutti che Dio ci ama!